Clown e artista teatrale indipendente
Orit Guttman, diplomata all'Accademia Teatro Dimitri di Verscio (ora SUPSI), è un’artista teatrale indipendente, clown e mima.
«È un modo di trasmettere emozioni»
© Orit Guttman
Breve biografia
Età/Anni | Attività/Formazione |
15 anni | Corsi ed esperienze come artista teatrale: Buenos Aires, Argentina |
18 anni | Esibizioni e spettacoli in molti Paesi (Argentina, Brasile, Inghilterra, Israele, Svizzera, ecc.) |
20 anni | Insegnante di teatro, mimo e clown per bambini e adulti in vari Paesi |
27 anni | Bachelor con specializzazione in clown, mimo e teatro: Accademia Teatro Dimitri di Verscio TI, ora SUPSI |
28 anni | Artista teatrale per varie compagnie, clown e mima. Formazione continua costante: corsi di approfondimento e seminari intensivi di clown |
30 anni | Doposcuola con attività di teatro: varie scuole in Ticino |
38 anni | Insegnante di mimo e improvvisazione: vari teatri in Ticino |
42 anni | Teatro mimo e improvvisazione per bambini e adulti: oratorio e Scuola Steiner, Minusio TI |
52 anni | Colonia estiva di teatro: asilo Montessori, Lugano e Scuola Steiner, Minusio TI |
In cosa consiste il suo lavoro?
Principalmente mi esibisco e faccio animazione nel corso di spettacoli ed eventi, sia privati che pubblici o aziendali. La fantasia è protagonista del mio lavoro: creo vari personaggi comici che intrattengono il pubblico e suscitano emozioni. Oltre a questo, insegno teatro a persone di tutte le età. L’improvvisazione è fondamentale: si può studiare molto, ma bisogna anche essere spontanei e saper cogliere il momento!
Il mio obiettivo è quello di far riflettere la gente attraverso l’arte del clown e del mimo e creare attorno a me gioia e benessere. Comunicando senza parole, riesco ad arrivare dritta al cuore delle persone. È un modo di comunicare che non ha limiti di età, lingua o cultura. Non è soltanto il mio lavoro ma è proprio un modo di vivere, di pensare e di trasmettere emozioni.
«Comunicando senza parole, riesco ad arrivare dritta al cuore delle persone. È un modo di comunicare che non ha limiti di età, lingua o cultura.»
La presenza scenica è molto importante, così come coinvolgere il pubblico. Gli spettatori e le spettatrici sono di tutte le età: è una bella sfida coinvolgere tutti e mi piace molto poterlo fare! Grazie al mio lavoro aiuto le persone a stare meglio. Ricordo ad esempio una volta in cui mi sono esibita per un uomo che si trovava in ospedale. È stato molto commovente perché sono riuscita a farlo ridere e a regalargli un momento di gioia: è la cosa più importante per me.
Com’è stato il suo ingresso nel mondo professionale?
Sono cresciuta a Buenos Aires e ho sempre avuto la passione per la danza e il teatro. Un giorno, a 18 anni, ho visto un uomo che faceva il mimo per strada e regalava fiori immaginari ai passanti. Affascinata, sono rimasta con lui per un periodo e mi ha insegnato molte cose. All’inizio facevo principalmente spettacolo di strada. Ho cominciato in qualità di aiutante e poi ho iniziato a creare io stessa storie drammaturgiche mimate. Durante le mie prime esibizioni capitava che mi venisse il “panico da palcoscenico” all’idea di essere al centro dell’attenzione. Ma la curiosità mi ha spinta a continuare, fino ad esibirmi in moltissimi luoghi in tutto il mondo. Ho viaggiato tanto grazie al mio lavoro. Poi, per amore, mi sono fermata in Svizzera. Il destino mi ha regalato l’opportunità di frequentare la Scuola Dimitri di Verscio, dove ho incontrato la bontà e professionalità del grande clown Dimitri. È stata un’ottima occasione per imparare nuove cose: mi sono specializzata in clown, mimo e teatro. Da anni lavoro principalmente in Ticino: ho preferito non spostarmi più per poter stare vicina ai miei figli. Essendo un’artista indipendente, ho dovuto creare da sola un mercato del lavoro adatto alle mie esigenze. Per rimanere aggiornata e continuare a perfezionarmi, seguo costantemente corsi di approfondimento e seminari intensivi di clown.
Un consiglio che vuole dare ai giovani?
Ai giovani consiglio di seguire le proprie passioni e i propri sogni. Soprattutto nel mio settore, capita spesso che ai giovani sia sconsigliato di lanciarsi in una professione artistica. Il motivo, di solito, è la paura di un lavoro precario. In parte può essere vero, perché può capitare di essere poco retribuiti dalle compagnie per cui si lavora oppure di svolgere lavori saltuari, e d’altra parte è impegnativo crearsi un proprio mercato da indipendenti. Ma con la forza di volontà e la giusta tenacia, si può arrivare molto in alto! La cosa più importante è credere in sé stessi. Tutto quello in cui credi, lo puoi creare.